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27 Marzo 2020

Caratteristiche petrografiche della Pietra Alberese e similari, probabili cause di alterazioni strutturali, antropici, tessiturali e cambiamenti cromatici, dovuti a situazioni climatiche/ambientali o di posa.

Buongiorno nonostante le difficoltà di questi giorni segnati dall’allarme Corona Virus, ognuno di noi si impegna come trascorrere le giornate rinchiusi nelle proprie abitazioni. Per questo ne approfitto nello scrivere un articolo riguardante le caratteristiche petrografiche e le probabili cause di alterazioni strutturali, antropici e cambiamenti cromatici, dovuti a situazioni climatiche/ambientali o di posa, in questo caso una pietra di origine sedimentaria nello specifico la Pietra Albarese e similari

 

 

Si tratta di un Calcare Marnoso (Marna…la marna è una roccia sedimentaria, di tipo terrigeno, composta da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica data generalmente da carbonato di calcio (calcite), oppure da carbonato doppio di magnesio e calcio (dolomite)

Nelle marne tipiche la percentuale di carbonato di calcio va dal 35% al 65%; al di sopra e al di sotto di questi valori si hanno termini transizionali a calcari (o dolomie) per alti contenuti di carbonato, oppure ad argille per bassi contenuti di carbonato, questo tipo di roccia deriva da sedimenti fangosi, di origine prevalentemente marina, sedimentati in condizioni di bassa energia del mezzo.

La componente argillosa si depone per lenta decantazione di particelle d’argilla (dimensioni inferiori a 0,0625 mm), la componente carbonatica può essere originata dalla precipitazione di sali o dalla deposizione di particelle organogene, derivate cioè da resti microscopici di organismi a scheletro o guscio calcareo. con un alto contenuto di carbonato di calcio dall’80 al 94%; la grana è mediamente fine; la frattura a forma concoide.

 

Si tratta di un materiale lapideo di colore grigio appena cavato, risulta chiaro quasi bianco dopo lunghe esposizioni alla luce, ma può presentare vene ed impurità color ocra, verdi-azzurrognole dovute alla quantità dei minerali argillosi presenti, che spesso si manifestano nel lungo periodo dopo la posa in opera. Infatti dopo la messa in opera, durante gli anni, si può manifestare un cambiamento di colore di estese aree che dall’originario bianco, diventano giallo-marrone.

 

L’importanza delle Dentriti  nella Pietra Alberese

Tali strutture sono molto comuni nei minerali e si formano spontaneamente durante la crescita di cristalli in condizioni di non equilibrio”: ad esempio partendo da soluzioni sovrasature….il termine soluzione sovrassatura si riferisce ad una soluzione in cui il solvente ha più soluto della massima quantità che può contenere alle condizioni di equilibrio termodinamico,  l’eccesso di soluto presente in una soluzione satura e visibile sotto forma di precipitato tenderà per cui a solubilizzarsi.  oppure per rapido raffreddamento di materiale fuso, anche molte sostanze non metalliche (come ad esempio l’acqua) formano spontaneamente tali strutture se sottoposte ad un rapido congelamento.

L’alterazione può essere determinata da parametri esterni, come Temperatura, Pressione, umidità relativa, oppure da fattori antropici come ad esempio (danni provocati durante l’esecuzione della posa) oppure per Alterazione fisica, con cristallizzazione dei Sali solubili, vedi foto, gli stessi Sali, possono essere presenti nella stessa Pietra, possono provenire da risalita capillare o da Sali provenienti dalle malte ( leggi in annotazioni o possibili cause).nel caso di aumento della quantità dei Sali da imputare o per accumulo o per evaporazione dell’acqua

 

 Alterazione chimica e cambio di cromia, possibili cause…….

 

L’alterazione chimica delle rocce può avvenire per azione semplice o combinata di fenomeni di ossidazione, carbonatazione, idratazione, soluzione,idrolisi. L’ossidazione comporta la combinazione di alcuni componenti delle rocce (elementi nativi, minerali, sostanze organiche, ecc.) con l’ossigeno atmosferico. I suoi effetti più appariscenti sono rappresentati dagli arrossamenti delle rocce, connessi con la trasformazione degli ossidi e idrossidi ferrosi in ossidi e idrossidi ferrici; dalla sbiancatura superficiale delle rocce carboniose e bituminose, originariamente nerastre; dalla trasformazione dei solfuri (insolubili) in solfati (solubili).

A questo ultimo processo è dovuta, per esempio, la formazione del cosiddetto cappellaccio limonitico, di colore rossastro, al di sopra dei giacimenti di , in scala minore, la formazione di chiazze rossastre (sempre di natura limonitica) sulle rocce e sulle pietre ornamentali contenenti granuli di pirite ed esposte all’atmosfera.

La carbonatazione è dovuta all’azione combinata dell’acqua e dell’anidrite carbonica  su alcune basi che si formano a seguito dei processi di alterazione idrolitica; essa porta alla formazione di carbonati solubili, permettendo quindi, indirettamente, il proseguimento di detta alterazione. In definitiva il processo della carbonatazione è collaterale a quello dell’idrolisi. Anche i fenomeni di idratazione rivestono importanza modesta, interessando solo particolari tipi di minerali, quali l’anidrite e gli ossidi ferrici. L’anidrite, a contatto con l’acqua, è in grado di incorporare nel proprio reticolo cristallino due molecole d’acqua, trasformandosi in gesso; gli ossidi ferrici, per reazioni analoghe, si trasformano in minerali del gruppo della limonite.

Tutte le trasformazioni connesse con l’idratazione implicano notevoli aumenti di volume (fino al 62% nel caso dell’anidrite). Ben più importanti rispetto ai due ultimi processi citati sono i fenomeni di soluzione che intervengono nelle masse rocciose esposte al contatto con l’acqua.

Sotto questo punto di vista, occorre ricordare che ben pochi minerali possono essere ritenuti praticamente insolubili (quarzo e muscovite); in ordine crescente, i minerali più sensibili all’azione solvente dell’acqua sono: i carbonati, i solfati e i cloruri.

Per effetto del fenomeno di soluzione, le rocce possono assumere strutture particolari (per esempio dolomie cariate) o forme assai caratteristiche  ( vedi Carsismo ).

Annotazioni o possibili cause di malfatto intervento di posa a regola d’arte e (altri Fattori determinanti), necessari per una  pavimentazione in Marmo e Pietra, da non sottovalutare…

 

Prima di soffermarmi a descrivere della posa vera e propria, ritengo opportuno esporre alcune notazioni sulle superfici dove dovrà essere posata una pavimentazione in pietra.

 

Senza voler entrare nella problematica tecnica complessa della conformazione delle strutture portanti o dei massetti di posa, mi limito a richiamare l’attenzione sui seguenti parametri…..elementi determinanti per una ottima riuscita di posa e trattamento su di una superficie in pietra come in questo caso la Pietra Alberese.

Planarità  drenaggio de piano di posa, soprattutto in esterno, è difficile per il posatore compensare forti irregolarità della superficie stessa, esse sono molto dannose perché impediscono la realizzazione di un letto di posa a spessore costante, e perciò,  si creano accumuli di umidità, che provocano la formazione di efflorescenze da idrolizzazione, e marcate diversità dei coefficienti di dilatazione, favorevoli al verificarsi di rotture, sfaldamenti, e alonature scure e di ruggine, il tutto un cambio evidente di cromia.

Composizione del vespaio o della tipologia di struttura;  è necessario essere a conoscenza di eventuali interazioni tra gli elementi strutturali e la pavimentazione  per adottare  la tecnica di posa piu’ opportuna.

Impermeabilizzazione del sottofondo: è indispensabile verificare lì esistenza di strati impermeabili, realizzati con strati di plastica, catrame o similari, che oltre a costituire un ostacolo all’eliminazione dell’acqua, possono favorire i fenomeni già descritti al punto 1°

Presenza di argille espanse nel sottofondo: di questi parametri è molto importante conoscere le interazioni con la superficie, infatti la pietra appartiene alla categoria dei materiali  cosiddetti Sinceri, che prima o poi manifestano in superficie  problematiche, che possono avere origine molto piu’ in là della posa in opera, con complicanze della stessa natura del materiale e dei trattamenti utilizzati.

Pertanto una volta constatata la presenza e l’entità delle suddette situazioni, il posatore dovrà documentare o informare  l’azienda che eseguirà i trattamenti affinchè gli effetti negativi possibili  siano ridotti o eliminati per mezzo di correzioni tecnologiche o con l’aiuto di particolari prodotti e tecniche di finitura.

Per  conoscere gli effetti negativi di una errata posa in opera è necessario conoscere la tecnica di posa eseguita come:

La posa a malta, questa viene utilizzata in particolar modo per posare la Pietra ad alto spessore e soprattutto all’esterno, essa è attuata con l’impiego della malta bastarda, la Pietra può essere posata anche con il sistema a muratura, che prevede l’impiego di una malta di composizione analoga alla precedente, ma di consistenza piu simile a quella dell’intonaco, e la posa delle lastre in pietra una alla volta.

La Pietra in generale è resistente al gelo, tuttavia onde evitare il verificarsi di possibili fenomeni patologici, è opportuno tener presente e seguire accuratamente alcuni accorgimenti. Creare opportuni drenaggi del sottofondo, nonché pendenze e planarità della superficie in pietra , onde evitare i ristagni dell’acqua sia nel sottofondo che in superficie,  distanza da terreni o aiuole, fonti di assorbimento di acqua che in ogni modo trasmettono per capillarità umidità di risalita alla limitrofa superficie in pietra,  tutte cause frequenti di fenomeni di gelività.

Altra nota importante, periodo di esecuzione della posa, da non eseguirla particolarmente su strutture elastiche, con temperature ambientali troppo  rigide o troppo  elevate.

Bibliografia:

– G. Spatola – il restauro con prodotti chimici EPC libri 2005

-appunti personali di Letterio Cannao

-n.b. le presenti note sono tratte dalla mia personale esperienza trentennale nell’ambito del recupero lapideo.

 

 

 

 

 

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